Sci o non sci? Questo è il dilemma (climatico)
Abbiamo chiesto a Sofia Farina di spiegarci come la crisi climatica cambierà il paesaggio montano.
Ciao! Stai leggendo Climax, la newsletter mensile di Greencome che riflette sulle notizie più importanti su clima e ambiente, per capire come vivere su un Pianeta che cambia sempre più velocemente.
Eventi estremi, Medicina climatica, Trump
Le 3 notizie del mese, selezionate da noi. Dall’Italia, dall’Europa, e dal Mondo. In pieno stile Climax.
L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente evidenzia un incremento record di eventi meteo estremi in Italia, con un aumento del +485% rispetto al 2015. Negli ultimi 12 mesi, sono stati registrati 351 eventi, tra siccità, alluvioni e ondate di calore, con l’Emilia-Romagna al primo posto, seguita da Lombardia e Sicilia, e Bologna come città più colpita. Questi fenomeni stanno trasformando il paesaggio e danneggiando gravemente infrastrutture ed ecosistemi, rendendo l’Italia una delle nazioni europee più vulnerabili alla crisi climatica.
Il legame tra salute umana e ambiente è sempre più cruciale: cambiamento climatico, inquinamento e alterazioni degli ecosistemi influiscono direttamente sul benessere delle popolazioni. Per rispondere a queste sfide, è nata Enche (European Network on Climate & Health Education), una rete europea di 25 università, tra cui l’Università di Torino, che in collaborazione con l’OMS punta a costruire una medicina olistica, capace di preparare i medici di domani a comprendere e affrontare i determinanti ambientali e sociali della salute. Tre saranno i temi chiave introdotti nei programmi di studio delle facoltà che hanno aderito all’iniziativa: l’impatto del cambiamento climatico sulla diffusione delle malattie, le conseguenze dell’inquinamento sulla qualità della vita e il rischio pandemico legato alla perdita di biodiversità.
“Drill baby, drill”. È ufficiale: appena insediatosi, Donald Trump ha già messo in chiaro che gli Stati Uniti si preparano a voltare pagina sulle politiche ambientali. “Metteremo fine al Green New Deal, revocheremo l’obbligo delle auto elettriche e salveremo l’industria automobilistica,” ha dichiarato il presidente, promettendo maggiore libertà di scelta per i consumatori. La Casa Bianca ha poi annunciato il ritiro degli Usa dall’Accordo di Parigi sul clima (avete anche voi un dejà vu?). Durante il suo discorso, Trump ha proclamato un’emergenza energetica: “Trivelleremo, baby, trivelleremo per abbassare i prezzi, ricostituire le riserve strategiche ed esportare energia americana”, dando di fatto il via libera a nuove estrazioni di petrolio, che il tycoon considera necessarie per “salvare la nazione dalle follie green” sostenute dal presidente uscente Joe Biden. Inutile indorare la pillola: si prospettano quattro anni lunghi e complicati per l’agenda climatica globale.
La crisi climatica cambierà la montagna?
Abbiamo chiesto a Sofia Farina, fisica dell'atmosfera, divulgatrice scientifica e collaboratrice per L'AltraMontagna, di rispondere a questa domanda:
In base alla tua esperienza di ricercatrice e assidua frequentatrice della montagna, come è cambiato negli anni il paesaggio montano italiano e in che modo pensi che il settore turistico possa aiutare a proteggerlo?
Riduzione della copertura nevosa, arretramento dei ghiacciai, migrazione verticale delle specie… Parlare di come le montagne siano tra gli ambienti più colpiti dal cambiamento climatico può sembrare superfluo: basta passeggiare su un sentiero o guardare una webcam in alta quota per non avere dubbi. Le terre alte sono segnate da una fragilità periodicamente messa alla prova da eventi estremi, sempre più frequenti, che stravolgono ecosistemi e comunità. E paradossalmente, in questo contesto, il turismo invernale continua a espandersi, (troppo) spesso con investimenti che non tengono conto della necessità di adattarsi a un futuro climatico diverso.
Il turismo invernale tradizionale, basato sulla monocultura dello sci alpino, richiede infrastrutture ad alto impatto ambientale: interventi che, pur essendo un motore economico, aggravano la crisi climatica, aumentando le emissioni di gas serra e alterando gli ecosistemi.
Nella ricerca di un equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale, il settore turistico potrebbe diventare un alleato cruciale nella protezione delle montagne, ma a patto di un deciso cambio di paradigma. Un turismo responsabile, basato sulla diversificazione dell’offerta, su attività a basso impatto, sulla valorizzazione della ricchezza paesaggistica e culturale delle aree montane e, soprattutto, sul coinvolgimento delle comunità locali, può promuovere conoscenza e consapevolezza, sensibilizzando sia i visitatori che gli abitanti locali.
Sputiamo fatti sull’informazione climatica in Italia
Nella scorsa puntata vi abbiamo chiesto cosa ne pensate della nuova rubrica di sondaggi di Climax. Ecco cosa ci avete risposto:
La maggior parte di voi ha apprezzato il format e quasi la metà di chi ha risposto a questo meta-sondaggio dice di rispondere sempre ai sondaggi di Climax. Ora tocca a noi dirvi perché ci piace questa rubrica.
Senza avere qui la pretesa di fare della vera statistica, ci piacciono i sondaggi perché ci permettono di dare un volume a fenomeni e opinioni nella nostra community che altrimenti potremmo solo supporre. Ci sono alcuni fenomeni sociali, economici, demografici che si possono quantificare attraverso una serie di dati numerici. E altri, più qualitativi, che non possono essere spiegati se non ponendo direttamente delle domande ai gruppi interessati. Un esempio? La percezione dei rischi ambientali e climatici, che può essere indagata grazie all’utilizzo di indici quantitativi.
Alcuni istituti statistici ci hanno provato, e i dati che hanno prodotto sono molto interessanti. Di recente, un sondaggio di Demopolis ha rivelato che l’attenzione degli italiani verso i rischi ambientali e climatici è in forte crescita. Nello specifico, il 70% dei cittadini interpellati ha dichiarato di sentirsi esposto alle conseguenze della crisi climatica, un aumento significativo (+32%) rispetto al 38% del 2019.
C’era da aspettarselo. Le immagini degli eventi estremi avvenuti negli ultimi cinque anni—come le alluvioni in Emilia Romagna e a Valencia, per citare i più recenti—hanno sicuramente avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, contribuendo a rafforzare questa percezione. I media, naturalmente, sono stati il veicolo principale di queste immagini.
Il problema, però, è che in Italia la maggior parte dei media parla di clima quasi solamente in comitanza di fenomeni meteorologici estremi, impedendo alle persone di prendere consapevolezza del fatto che la crisi climatica è la cornice in cui leggere qualsiasi altra notizia.
Insomma, sulla stampa di cambiamento climatico si parla ancora troppo poco. E molto spesso, anche quando questo accade, se ne parla male, senza menzionare le cause e perfino dando il microfono a personaggi senza alcuna competenza in materia che negano apertamente le evidenze scientifiche. Anche in queste ultime settimane, discutendo del ruolo del cambiamento climatico negli incendi che stanno colpendo la California, c’è chi non ha perso occasione per delegittimare la sua esistenza.
Fare informazione sul clima è un lavoro a tempo pieno e di grande responsabilità. Per questo 2025, l’auspicio è che i media italiani decidano di occuparsi di cambiamento climatico non solo quando è impossibile non farlo, ma in maniera costante e approfondita.
C’è un po’ di oscillazione El Niño/La Niña in questa crisi climatica
No, non si tratta di un brano del nuovo album di Bad Bunny. Sono due fasi di un ciclo metereologico naturale (El Niño-Southern Oscillation) durante il quale le temperature superficiali della zona centrale e orientale dell’Oceano Pacifico equatoriale oscillano tra valori più caldi e più freddi rispetto alla media a lungo termine. Questa oscillazione è continua, ma irregolare. Il termine spagnolo El Niño (usato anche per riferirsi a Gesù bambino) fu coniato da alcuni pescatori del Perù e dell'Ecuador che avevano notato la comparsa di acque oceaniche insolitamente calde intorno a Natale, ma gli impatti di questa oscillazione sono in realtà globali. L’intensità e la durata dell’ultimo evento di El Niño conclusosi a maggio 2024, infatti, ha contribuito in parte alle temperature eccezionali dei primi mesi di quello che ormai sappiamo essere l’anno più caldo mai registrato.
L’evento più atteso dell’anno
Ci siamo quasi. Mancano poco più di due settimane all’inizio della 75ᵃ edizione del Festival di Sanremo. Come sempre, tra sponsor discutibili e greenwashing come se piovesse, le polemiche sulla kermesse più seguita d’Italia non tardano ad arrivare.
Grazie per aver letto Climax! 💚
Questa newsletter è a cura di: Emma Cabascia, Annalisa Gozzi ed Erika Bruno.
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