L'insostenibile mobilità italiana (e di un mondo con troppe auto) 🚲
Intervista a Michel Noussan, ricercatore a tempo pieno presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino, e Matteo Jarre, direttore del centro di ricerca e consulenza Decisio.
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Questo mese parleremo di mobilità sostenibile con un’intervista a Michel Noussan e Matteo Jarre, di formazione ingegneri energetici e analisti dei dati con diversi anni di esperienza nel settore dei trasporti.
Cominciamo!
Mobilità Sostenibile🚶

Nel 2023 a Milano le auto sono state bloccate nel traffico dell’ora di punta per 137 ore*, il tempo in cui una persona potrebbe guardare tutte le stagioni di Bridgerton -inclusi gli spinoff- più di 4 volte.
Poche cose sono universali quanto l’odio per il traffico. Eppure, pensateci: noi non siamo bloccati nel traffico, noi siamo il traffico. Se tutti percorriamo lo stesso tragitto viaggiando in auto da soli (o in due se va bene**) alla stessa ora, possiamo davvero stupirci se si creano code interminabili?
Oltre ad arrabbiarci, facciamo del male al pianeta. Quelle 137 ore equivalgono infatti a 160kg di CO2*.
Il settore dei trasporti è tra i più inquinanti a livello europeo. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, è responsabile di circa il 25% delle emissioni di CO₂, di cui più del 70% attribuibili al trasporto stradale, principalmente alle automobili.
Per rispettare gli obiettivi del Green Deal, che prevede di tagliare le emissioni del settore del 90% entro il 2050, è fondamentale investire in mezzi di trasporto elettrici e promuovere le forme di mobilità a impatto zero.
*Questi dati si riferiscono alla somma dei tragitti inferiori o uguali a 10km registrati nel 2023. Il dato sulle emissioni di CO2 è stimato sui livelli di emissione medi di un auto a benzina. Più informazioni sulla metodologia a questo link.
** Secondo l’Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani di Isfort il tasso di occupazione delle automobili (numero di passeggeri/auto) è stato di 1,42 passeggeri nel 2022.
Ne abbiamo parlato con due esperti del settore:
Michel Noussan ricopre le posizioni di ricercatore a tempo pieno presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino e titolare del corso di Mobilità Sostenibile presso la Paris School of International Affairs.
Matteo Jarre è direttore della sede italiana di Decisio, società di consulenza specializzata in pianificazione della mobilità, economia dei trasporti e processi decisionali. Tra le altre cose, è stato responsabile della redazione di Cambio, il Biciplan della Città Metropolitana di Milano.
💬 In che misura ritenete che lo stop dell’UE ai veicoli ICE possa contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, e quali potrebbero essere le principali sfide per la sua attuazione anche alla luce della resistenza di alcuni stati membri?
Il settore dei trasporti è tra quelli più difficili da decarbonizzare, e a livello UE è tra i pochi che negli ultimi decenni hanno visto le emissioni totali climalteranti in aumento anziché in diminuzione. L’UE si è posta l’ obiettivo sfidante di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, e questo significa che a quella data i veicoli in circolazione dovranno essere a zero emissioni.
Considerando il fatto che la sostituzione di tutto il parco auto richiede circa 15 anni, per arrivare a questo risultato sarà necessario smettere di vendere nuovi veicoli ICE a partire appunto dal 2035. Le sfide sono notevoli, in quanto sarà necessario cambiare radicalmente sia il settore automotive che l’indotto, che in diversi paesi europei rappresentano una parte importante del più ampio settore industriale.
💬Che cos’è la “città dei 15 minuti” e come cambia il modo di concepire e vivere lo spazio pubblico in questo paradigma? Quali altre strategie/modelli possono essere adottati dalle amministrazioni pubbliche locali per incentivare la mobilità attiva e ridurre l'uso dei veicoli privati nelle aree urbane?
Il concetto di “città dei 15 minuti” prevede la possibilità per i cittadini di raggiungere i servizi essenziali in meno di un quarto d’ora senza la necessità di ricorrere all’auto (e spostandosi quindi a piedi o in bici, o in alcuni casi con il trasporto pubblico). Questa soluzione ha l’obiettivo di rendere i quartieri della città più vivibili, e contrastare anche il fenomeno per cui i grandi centri commerciali si concentrano in aree specifiche che attirano un notevole traffico di automobili. L’obiettivo è quindi molteplice, e si desidera migliorare la qualità della vita oltre che ridurre le emissioni.
Per raggiungere questo obiettivo è opportuno incentivare piccole attività commerciali nei diversi quartieri, anche rendendo migliore lo spazio pubblico intorno a loro, con la riduzione della velocità media, la pedonalizzazione di alcune aree e in generale l’aumento della fruibilità degli spazi da parte di tutti gli utenti. Anche la riduzione degli spazi destinati ai parcheggi, come si fa ad esempio ad Amsterdam, può favorire un cambio di abitudini degli utenti, fermo restando la necessità di affiancare queste misure ad un servizio di trasporto pubblico affidabile ed efficiente.
💬 Cosa si intende per intermodalità e che potenziale pensate si potrebbe sbloccare attraverso la diffusione di questo approccio in termini di decarbonizzazione del sistema dei trasporti?
L’intermodalità è la possibilità di combinare l’utilizzo di diversi mezzi nell’arco di uno spostamento. Tale soluzione è particolarmente efficace nel favorire modalità di trasporto alternative all’auto privata. Ad esempio, combinare il trasporto pubblico con un mezzo di mobilità condivisa (bici, monopattino etc.) per l’ultimo miglio può in alcuni casi rendere questa soluzione migliore dell’auto in termini di tempi di spostamento.
In realtà l’intermodalità può anche prevedere l’utilizzo dell’auto stessa, ad esempio parcheggiando in periferia in corrispondenza di un hub di trasporto pubblico per evitare di dover entrare nel centro cittadino alla ricerca di un parcheggio. In generale, l’obiettivo è ridurre consumi energetici ed emissioni, ma anche favorire un miglior uso dello spazio e diminuire i tempi di spostamento e la congestione per gli utenti.
💬 Quando si parla dell’impatto dei trasporti in termini di emissioni, l’aviazione rappresenta un peso importante. Quali misure possono essere adottate per ridurre l'impatto ambientale delle emissioni aeree e in quale arco temporale? Cosa pensate della possibilità di tassare il cherosene?
In realtà, ad oggi l’aviazione rappresenta una parte minore delle emissioni di CO2 nel trasporto, che sono prevalentemente associate ai trasporti stradali. Tuttavia è sicuramente tra i settori in cui le alternative ai combustibili fossili sono piuttosto limitate, soprattutto per i voli a lunga distanza.
Allo stato attuale l’unica alternativa praticabile sembra essere l’utilizzo di biocarburanti o di carburanti sintetici, per cui l’UE ha previsto un aumento graduale dell’utilizzo da qui al 2050. Il costo di queste alternative ad oggi è significativamente maggiore rispetto al cherosene, e per favorirne la penetrazione una tassazione dei carburanti potrebbe essere opportuna. Tuttavia rimane un tema delicato in quanto per essere efficace richiederebbe la stipulazione di accordi internazionali, con conseguenti aumenti dei costi del settore che ricadrebbero verosimilmente sugli utenti finali.
Ma quindi un mondo senza auto è possibile? 🚗
Si è da poco conclusa la Settimana Europea della Mobilità, durante la quale ben 2591 città in 45 Paesi sono state coinvolte in iniziative che hanno permesso alla società civile di sperimentare modi alternativi di vivere lo spazio pubblico in maniera più sostenibile.
Come si legge nel sito del Ministero dell’Ambiente, la mobilità sostenibile “ha l’obiettivo di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzando contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente”.
Facile, no? Insomma. 🤔
Una delle criticità principali del settore dei trasporti è il fatto che sia imperniato sulla centralità di un solo mezzo “sovrano”: l’auto. Capiamoci: spostarsi in macchina non è un male di per sé, ma non a tutti serve sempre spostarsi in macchina. E perché allora continuiamo a farlo?
La risposta che ci siamo date è che spesso la carenza delle infrastrutture, l'inefficienza dei servizi e i rischi a cui va incontro chi, ad esempio, decide di muoversi in bici, scoraggiano tante persone dal fare scelte diverse dall’auto privata. C’è bisogno, quindi, che le infrastrutture per una mobilità sostenibile vengano realizzate in maniera capillare – nelle grandi città così come in provincia – e intermodale, creando cioè un sistema in cui poter facilmente combinare mezzi diversi.
E quando invece questi servizi ci sono e funzionano? Ecco che entra in gioco un fattore culturale: la resistenza al cambiamento. L’ultimo rapporto Isfort sulla mobilità degli italiani, infatti, ha evidenziato che nel nostro paese spesso manca la volontà di cambiare le proprie abitudini anche dove le alternative esistono. Sta allora alle amministrazioni pubbliche renderle davvero attrattive, comunicando i benefici e creando incentivi concreti.
Abbiamo detto che non a tutti serve sempre spostarsi in macchina (vero), ma a qualcuno sì. Anche qui, però, esiste un margine di intervento: promuovere l’acquisto di veicoli elettrici. C’è un ma: oltre alla mancanza di reti di ricarica capillari sul territorio, questa opzione è ancora economicamente inaccessibile per la maggior parte delle persone. Ça va sans dire che su anche su questo punto a intervenire dovrebbe essere lo Stato.
Reimmaginare il settore dei trasporti non è semplice.
Le sfide sono molte e riguardano difficoltà logistiche, culturali e socio-economiche. Da qualche parte, però, bisogna pur cominciare.Secondo noi, tre sono i pilastri fondamentali che dovrebbero guidarci nel ripensare la mobilità: accessibilità, sicurezza e basso impatto ambientale. Si può fare. 💡
Il meglio di Greencome 💯
😷 Oltre il 73% degli italiani non respira aria pulita.
⛈️ Quasi 2 milioni e mezzo di italiani vivono in aree a rischio alluvione.
🐟 Lo sapevi che nei mari entro il 2050 potrebbero esserci più plastica che pesci?
♻️ Ma come funziona il riciclo del vetro?
🚨 Come è possibile che la Romagna sia di nuovo sott’acqua?
🚗 Quanto spazio occupano le macchine?
Questa newsletter è a cura di Emma Cabascia, Annalisa Gozzi e Erika Bruno.
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Oltretutto se si riducesse il traffico privato, il trasporto pubblico su ruota (i bus) sarebbero più efficienti perché non resterebbero a loro volta bloccati, innescando un circolo virtuoso (chi non li prende perché "chissà quando passa il bus" non potrebbe più usare questa scusa).
Cambiando discorso, purtroppo noto una carenza di trasporto pubblico in tutto quello che è l'hinterland, penso alla città da cui vengo in provincia di Monza (circa 40mila abitanti, vicina a Monza): passa un bus ogni ora se va bene, non siamo neanche collegati col centro città, cosa che obbliga anziani, persone con bambini ecc a prendere l'auto per andare in ospedale o in posta o per fruire di qualsiasi servizio che sia in centro. Io posso anche usare la bici, ma loro no. Bisogna ripensare anche la provincia, oltre alle città.